Mentre i progressi nello sviluppo di nuovi trattamenti per la schizofrenia rimangono piuttosto modesti, negli ultimi vent’anni le nostre conoscenze riguardo ai sottostanti meccanismi patofisiologici sono notevolmente aumentate e questo volume, Oltre la Schizofrenia di Stefano Pallanti, sottolinea proprio questi progressi e il cambiamento di prospettiva che sta avvenendo in psichiatra e psicologia riguardo alla malattia. Questa nuova prospettiva sta ridisegnando il modo con cui concettualizziamo la schizofrenia come entità diagnostica specifica, oltre che le nostre idee sulla storia naturale e sulla prognosi delle persone affette da questo disturbo, spostando il fulcro del nostro approccio al trattamento, dal controllo dei sintomi positivi della psicosi e la prevenzione delle ricadute a un approccio che dà maggiore importanza alla guarigione a livello sia sintomatico sia funzionale. Durante la lettura di questo esaustivo volume, emergono quattro temi principali che raffigurano il cambio di approccio nella comprensione e nel trattamento della schizofrenia. Il primo tema che si è affacciato al centro della nostra attenzione è la tendenza verso una de-costruzione della schizofrenia in fenotipi continui, con potenziali aree di sovrapposizione con altri disturbi. Alcuni esempi forniti nel corso del volume sono l’inattenzione, e più in generale le disfunzioni cognitive, le alterazioni nella regolazione emotiva e i deficit a livello sociale, così come gli stessi sintomi psicotici. Negli Stati Uniti questa tendenza è stata colta dal progetto dei Research Domain Criteria (RDoC), che convoglia buona parte dell’impegno nella ricerca e che sta conducendo verso una rivalutazione dei confini diagnostici discreti che caratterizzano i nostri attuali sistemi nosologici, come il DSM-5 e l’ICD-11. Un secondo tema fondamentale che emerge nel corso del libro è la visione di una malattia caratterizzata da un’ampia varietà di esiti, anche molto diversi da individuo a individuo. Nonostante la tradizionale visione stigmatizzante della schizofrenia come una “condanna fin dalla nascita”, con prognosi infausta, gli elevati livelli di disabilità sociale e occupazionale lentamente non sono più considerati caratteristiche universali dei soggetti affetti da schizofrenia e sempre di più si comprende l’impatto positivo che l’identificazione e l’intervento precoci possono avere sulla malattia. Il terzo tema che emerge nel volume è una sempre maggiore comprensione della schizofrenia come associata ad alterazioni nel funzionamento di specifici circuiti neurali. Questo aspetto è strettamente legato al primo tema citato in precedenza, dal momento che la relazione tra fenotipi continui e circuiti sottostanti è stata evidenziata grazie a metodiche di neuroimaging (fMRI, EEG, MEG ecc.), divenute sempre più popolari negli ultimi anni. In questo campo, la grande sfida per gli anni a venire sarà incorporare le conoscenze sulle alterazioni a livello dei circuiti sottostanti all’interno della diagnosi clinica, del trattamento e delle misure di esito. Un’ulteriore sfida correlata sarà la diffusione di queste conoscenze per ridurre lo stigma associato alla schizofrenia e influenzare le politiche pubbliche che devono ancora comprendere che la schizofrenia e i disturbi correlati sono malattie del cervello trattabili, che possono avere un impatto negativo sul giudizio e sul comportamento dei soggetti che ne sono affetti, ma che possono essere guarite attraverso trattamenti efficaci. Il quarto e ultimo tema che emerge nel volume è che il cervello umano è dotato di un certo livello di plasticità, in età sia adolescenziale sia adulta, e che interventi specifici e relativamente nuovi come la terapia cognitivo-comportamentale, il training cognitivo e la neuromodulazione possono avere effetti terapeutici positivi sui circuiti neurali sottostanti ai segni e ai sintomi della schizofrenia. Questo è anche il caso di interventi psicologici sempre meglio strutturati, così come di interventi familiari. Tutto ciò rende estremamente importante lo sviluppo di una chiara comprensione dei deficit e delle alterazioni nel processamento delle informazioni che sottendono, come precursori, la gamma di manifestazioni psicopatologiche tipiche del disturbo, per perfezionare questi interventi nonché per misurare il loro impatto clinico a livello del funzionamento neurale dei pazienti affetti da schizofrenia. Sia che si agisca attraverso un approccio volto alla remissione dei sintomi positivi (inclusa la clozapina o la neuromodulazione per i casi resistenti al trattamento, come discusso nel volume), sia attraverso interventi psicosociali volti alla riduzione dello stress e dei suoi effetti negativi sulla cognizione e sulla regolazione emotiva, sia attraverso interventi specifici basati sul training e sulla neuromodulazione, o psicosociali volti al miglioramento dei deficit cognitivi e dei sintomi negativi, il campo di ricerca si sta muovendo verso un approccio sempre più ottimista e personalizzato nella comprensione e nel trattamento della schizofrenia. La lettura di questo libro vi farà confrontare con una grande quantità di nuove scoperte nel campo della ricerca e con idee che incrementeranno la vostra capacità di pensare in maniera più ampia alla natura dei deficit che sottendono il distress e la disabilità funzionale, tipici della schizofrenia, dandovi la possibilità di esplorare la gamma di approcci terapeutici riconosciuti come necessari per fornire cure ottimali e raggiungere esiti ottimali nelle persone affette da schizofrenia. 

Mentre i progressi nello sviluppo di nuovi trattamenti per la schizofrenia rimangono piuttosto modesti, negli ultimi vent’anni le nostre conoscenze riguardo ai sottostanti meccanismi patofisiologici sono notevolmente aumentate e questo volume, Oltre la Schizofrenia di Stefano Pallanti, sottolinea proprio questi progressi e il cambiamento di prospettiva che sta avvenendo in psichiatra e psicologia riguardo alla malattia. Questa nuova prospettiva sta ridisegnando il modo con cui concettualizziamo la schizofrenia come entità diagnostica specifica, oltre che le nostre idee sulla storia naturale e sulla prognosi delle persone affette da questo disturbo, spostando il fulcro del nostro approccio al trattamento, dal controllo dei sintomi positivi della psicosi e la prevenzione delle ricadute a un approccio che dà maggiore importanza alla guarigione a livello sia sintomatico sia funzionale. Durante la lettura di questo esaustivo volume, emergono quattro temi principali che raffigurano il cambio di approccio nella comprensione e nel trattamento della schizofrenia. Il primo tema che si è affacciato al centro della nostra attenzione è la tendenza verso una de-costruzione della schizofrenia in fenotipi continui, con potenziali aree di sovrapposizione con altri disturbi. Alcuni esempi forniti nel corso del volume sono l’inattenzione, e più in generale le disfunzioni cognitive, le alterazioni nella regolazione emotiva e i deficit a livello sociale, così come gli stessi sintomi psicotici. Negli Stati Uniti questa tendenza è stata colta dal progetto dei Research Domain Criteria (RDoC), che convoglia buona parte dell’impegno nella ricerca e che sta conducendo verso una rivalutazione dei confini diagnostici discreti che caratterizzano i nostri attuali sistemi nosologici, come il DSM-5 e l’ICD-11. Un secondo tema fondamentale che emerge nel corso del libro è la visione di una malattia caratterizzata da un’ampia varietà di esiti, anche molto diversi da individuo a individuo. Nonostante la tradizionale visione stigmatizzante della schizofrenia come una “condanna fin dalla nascita”, con prognosi infausta, gli elevati livelli di disabilità sociale e occupazionale lentamente non sono più considerati caratteristiche universali dei soggetti affetti da schizofrenia e sempre di più si comprende l’impatto positivo che l’identificazione e l’intervento precoci possono avere sulla malattia. Il terzo tema che emerge nel volume è una sempre maggiore comprensione della schizofrenia come associata ad alterazioni nel funzionamento di specifici circuiti neurali. Questo aspetto è strettamente legato al primo tema citato in precedenza, dal momento che la relazione tra fenotipi continui e circuiti sottostanti è stata evidenziata grazie a metodiche di neuroimaging (fMRI, EEG, MEG ecc.), divenute sempre più popolari negli ultimi anni. In questo campo, la grande sfida per gli anni a venire sarà incorporare le conoscenze sulle alterazioni a livello dei circuiti sottostanti all’interno della diagnosi clinica, del trattamento e delle misure di esito. Un’ulteriore sfida correlata sarà la diffusione di queste conoscenze per ridurre lo stigma associato alla schizofrenia e influenzare le politiche pubbliche che devono ancora comprendere che la schizofrenia e i disturbi correlati sono malattie del cervello trattabili, che possono avere un impatto negativo sul giudizio e sul comportamento dei soggetti che ne sono affetti, ma che possono essere guarite attraverso trattamenti efficaci. Il quarto e ultimo tema che emerge nel volume è che il cervello umano è dotato di un certo livello di plasticità, in età sia adolescenziale sia adulta, e che interventi specifici e relativamente nuovi come la terapia cognitivo-comportamentale, il training cognitivo e la neuromodulazione possono avere effetti terapeutici positivi sui circuiti neurali sottostanti ai segni e ai sintomi della schizofrenia. Questo è anche il caso di interventi psicologici sempre meglio strutturati, così come di interventi familiari. Tutto ciò rende estremamente importante lo sviluppo di una chiara comprensione dei deficit e delle alterazioni nel processamento delle informazioni che sottendono, come precursori, la gamma di manifestazioni psicopatologiche tipiche del disturbo, per perfezionare questi interventi nonché per misurare il loro impatto clinico a livello del funzionamento neurale dei pazienti affetti da schizofrenia. Sia che si agisca attraverso un approccio volto alla remissione dei sintomi positivi (inclusa la clozapina o la neuromodulazione per i casi resistenti al trattamento, come discusso nel volume), sia attraverso interventi psicosociali volti alla riduzione dello stress e dei suoi effetti negativi sulla cognizione e sulla regolazione emotiva, sia attraverso interventi specifici basati sul training e sulla neuromodulazione, o psicosociali volti al miglioramento dei deficit cognitivi e dei sintomi negativi, il campo di ricerca si sta muovendo verso un approccio sempre più ottimista e personalizzato nella comprensione e nel trattamento della schizofrenia. La lettura di questo libro vi farà confrontare con una grande quantità di nuove scoperte nel campo della ricerca e con idee che incrementeranno la vostra capacità di pensare in maniera più ampia alla natura dei deficit che sottendono il distress e la disabilità funzionale, tipici della schizofrenia, dandovi la possibilità di esplorare la gamma di approcci terapeutici riconosciuti come necessari per fornire cure ottimali e raggiungere esiti ottimali nelle persone affette da schizofrenia.